A caccia con il cane da compagnia
I nostri vecchi, Felice Delfino in testa, hanno sempre parlato delle fasi evolutive del cane: la fanciullezza, la giovinezza e l'età adulta, lasciando chiaramente intendere che in assenza di rapporto non si ha un cane. Egli era solito correggere e rieducare i cani dei suoi amici: questa fu una delle esperienze sulla base delle quali teorizzò e scrisse un celeberrimo libro di dressage, dal quale tutti noi siamo partiti, per poi arrivare all'esasperazione delle selezioni nella nostra epoca.
Oggi più che mai la stragrande maggioranza dei cacciatori si affida ad apparecchiature elettroniche che risolverebbero la reperibilità del cane.
Vero è che siamo nell'era dell'elettronica, vero è che dobbiamo essere "progressisti", ma in nome di quale Dio? Quello della logica da bar o quello della caccia vera?
Vi chiederete quale sia la caccia vera. La caccia vera è quella sostenibile, quella che fa cultura, quella che - per intenderci - è conoscenza capillare del territorio. Il bosco da esplorare, oggi più che mai, è quello che ci appartiene, cioè quello che dobbiamo proteggere.
Io, purtroppo, parlo da fanatico della beccaccia e posso dirvi che non è un buon cane a fare le beccacce, bensì la conoscenza delle rimesse, degli angoli meno "probabili" dove reperire le beccacce.
Questi moderni cinofili sganciano 5,6 cani muniti di rilevatore satellitare battendo a rastrello tutti i luoghi e, cosa che succede solo quì nel Salento, i "sapali" (fasci di vegetazione che delimitano le proprietà), usando una tecnica che io definisco a strascico. Ovviamente ai suddetti cinofili non interessa né l'azione del cane né la modalità dell'incontro, ma semplicemente realizzare un carniere da esibire nel circolo o nel bar.
Appare evidente come, in questa logica, il cane passi in secondo piano. Io, dal mio personale punto di vista da cinofilo, dico che oggigiorno i punti che dovrebbero stare a cuore ad ognuno di noi sono l'etica, la conservazione e lo studio del nostro territorio, non certo il volontario imbastardimento di quasi tutte le razze da caccia.
Per fare un cane occorrono almeno 4 anni e cioè uno per gamba,sempre che si viva un rapporto corretto sia con l'animale che con il territorio.
Oggi la figura del dresseur è vista come quella del mago che risolve tutti i problemi, ma non c'è niente di più falso perchè, quando il cane ritorna dal proprietario, lo attende un comodo box munito di tutti i confort, escluso però l'inserimento sociale del quale necessitano i cani. Questo non vuole essere il vangelo secondo me, ma il pungolo per i cacciatori cinofili ad impegnarsi nella gestione dell'ausiliare. Alcuni diranno di non avere tempo,che la vita di oggi è frenetica e mille altre scuse, ma io risponderò cambiate sport,cambiate attività, datevi all'ippica: è per colpa vostra che imperano questi pseudo dresseur, questi super cani e questi super falliti proprietari. Smettetela di fare i mecenate, oggi dovete imparare la lezione,dovete prendere il vostro cane, trovare il tempo ed andarvene in giro in tutti i posti. Il vostro cane dovrà prima essere un ottimo cane da compagnia, al quale verrà impartita l'obbedienza, per poi poterlo portare a caccia sul territorio e nei luoghi che conoscete.
Se volete possedere un cane da caccia dovete essere cacciatori: il bravo cacciatore fa il bravo cane. In questa prospettiva posso anche concepire la caccia all'estero (che per altro non ho mai praticato) ma vi chiedo: perchè non vi mettete nei panni di un cane che incontra 20 beccacce al giorno in Ucraina e poi, quando ritorna in Italia, incontra magari 20 beccacce in 10 anni?
Impariamo a tutelare i territori, riprendiamoci la mansione di sentinelle ambientali,denunciamo gli illeciti - sia che riguardino i politici che istituiscono parchi, zone proibite alla caccia, vincolate dalla legge 394, sia che riguardino gli idioti che cacciano di notte, che praticano la caccia a rastrello,che stanno facendo insomma finire quello che era il sogno bellissimo della caccia.
A ben vedere, tutto questo è legato all''educazione e alla detenzione delle nostre amate razze da caccia, che necessitano di grandi spazi e non necessariamente dell'abbattimento del selvatico: cacciare il più possibile abbattendo il meno possibile. Questo è il motto dei"beccacciai d'italia": fatelo vostro e siate sinceri quando incontrate la gente, non fotografate le vostre prede, lasciatele impresse nel vostro cuore e trasmettete ai vostri figli l'amore per la natura, che i cacciatori possono e debbono provare. Discutete e litigate anche con i vari ambientalisti, protezionisti sulla gestione dei territori: sono loro per primi che agevolano lo sfruttamento delle aeree protette, concedendo (vedi Puglia) un insensato sfruttamento del territorio. Il caso delle energie alternative è eclatante:
pannelli fotovoltaici,pale eoliche,discariche,e quant'altro viene concesso, mentre non si concede a noi cacciatori di allenare i nostri cani, perché disturbano la selvaggina mentre invece siamo noi i primi che, anno per anno, come un fantasma migratore, vorremmo ritornare alla nostra prima rimessa, al nostro primo incontro, come in un rito propiziatorio che vorrebbe fermare il tempo.